Eurozona, la produzione industriale crolla – i dati aggiornati
Nel corso di aprile, la produzione industriale dell’Eurozona è crollata, annullando in parte l’impennata registrata nel primo trimestre
Dopo un primo trimestre impressionante, la produzione industriale dell'Eurozona ha registrato il previsto crollo nel corso di aprile, con un calo del 2,4% su base mensile. Su base annua, è comunque in crescita dello 0,8%. In seguito alla forte impennata del primo trimestre, dovuta al frontloading di beni dell'Eurozona da parte degli Stati Uniti in vista dell'aumento dei dazi, la produzione industriale ha mostrato l'inversione di tendenza prevista. Tuttavia, l'analisi dei singoli Paesi mostra un'ampia divergenza all'interno dell’unione monetaria e, ancora una volta, una forte distorsione dei dati dovuta all'Irlanda (che ha registrato un calo mensile di oltre il 15%). Germania, Francia e Spagna hanno visto la produzione industriale in calo, mentre l'Italia ha registrato un certo miglioramento.
Prospettive industriali tra dazi, aumento dei prezzi del petrolio e un'inversione del ciclo delle scorte
Il settore manifatturiero dell'Eurozona è attualmente fortemente influenzato da due fattori principali: l'inversione periodica del ciclo delle scorte e i dazi di Donald Trump. Questi ultimi e il relativo frontloading sono stati il principale motore dell'impennata della produzione industriale nel primo trimestre. Anche il calo dei prezzi dell'energia, dovuto agli annunci dei dazi e agli altalenanti messaggi degli Stati Uniti riguardanti la propria politica economica, sembra aver migliorato le prospettive per l'industria. Sembrerebbe che gli attacchi militari israeliani contro l'Iran di ieri sera abbiano chiaramente spazzato via le speranze di prezzi del petrolio sostenibili e bassi. Con il Brent nuovamente scambiato vicino a 80 USD/b, i prezzi dell'energia tornano a essere al centro delle preoccupazioni dei produttori dell'Eurozona.
I dazi statunitensi e, ancora una volta, i rischi geopolitici molto elevati forniscono ragioni sufficienti a moderare qualsiasi ottimismo prematuro. Tuttavia, guardando al di là di questi fattori, sembra che il settore manifatturiero dell'Eurozona abbia toccato il fondo e possa quindi tornare a risalire la china. L'annunciato stimolo fiscale tedesco, così come la spesa per la difesa europea, hanno contribuito sia al portafoglio ordini che all'ottimismo generale. Ma c'è di più. Dopo l'enorme accumulo di scorte nel 2021 e nel 2022 e i conseguenti magazzini pieni che negli scorsi anni hanno limitato la produzione, il ciclo delle scorte sta mostrando i primi segnali di inversione. La tendenza è più pronunciata in Germania. Per il momento non si sta ancora verificando in tutti i Paesi dell'Eurozona. Tuttavia, è la combinazione della riduzione delle scorte e del miglioramento del portafoglio ordini che darà impulso alla produzione in futuro.
Nonostante i segnali di ottimismo, le prospettive per il comparto manifatturiero dell'Eurozona rimangono incredibilmente incerte. Proprio quando sembrava essere stata presa la strada giusta i rischi geopolitici e il rialzo dei prezzi del petrolio gettano ombre sulle sperenza di ripresa.
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