L’inflazione italiana di ottobre cala ben oltre le attese
Si tratta essenzialmente di una questione legata all'energia e ai prodotti alimentari freschi, a fronte di un'inflazione di fondo stabile. Poiché non prevediamo un cambiamento imminente di questo andamento, abbiamo rivisto al ribasso le nostre previsioni sull'inflazione media complessiva per il 2025 all'1,6%.
I dati preliminari dell’inflazione di ottobre segnalano una decisa decelerazione all’1,2% in termini tendenziali dall’1,6% di settembre, una decelerazione decisamente superiore alle attese. A determinarla è stato quasi interamente il marcato rallentamento dei prezzi dei ben i energetici regolamentati e degli alimentari freschi, che hanno più che compensato l’accelerazione dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e di cura della persona. L’inflazione di fondo, che esclude alimentari freschi ed energia, è risultata stabile al 2%.
Il rallentamento dei prezzi dei beni allo 0.2% anno su anno e la stabilità dell’inflazione dei servizi al 2,6% ha comportato un riallargamento del differenziale fra le due del 0,4%.
I dati di oggi confermano come la componente energetica abbia ancora un ruolo decisivo nel determinare la traiettoria dell’inflazione complessiva. Un confronto con le quotazioni di gas ed energia elettrica negli gli ultimi due mesi del 2024 suggerisce che questo effetto base non sia per ora destinato a sparire.
La stabilità dell’inflazione di fondo e di quella dei servizi, molto legata alla prima, sembrerebbe inoltre suggerire che in questo inizio di terzo trimestre la domanda di consumi non sia in accelerazione, almeno sul fronte dei servizi. Conferma indiretta viene dalle indicazioni sulle intenzioni di modifica dei prezzi nei successivi tre mesi derivanti dall’indagine sulla fiducia delle imprese dei servizi, che ha registrato in ottobre un chiaro rallentamento.
La stagnazione economica sta quindi portando con sé un raffreddamento dell’inflazione non destinato a invertirsi nettamente nell’immediato futuro, a meno di imprevedibili sorprese sul fronte dei prezzi delle materie prime energetiche.
Il dato di oggi ci spinge quindi a rivedere al ribasso la nostra previsione per l’inflazione media del 2025 dall’1,7% all’1,6%.
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