Francia, la probabile caduta del governo peserà sull’economia
Il governo francese rischia di cadere l'8 settembre, portando nuova incertezza sull’economia transalpina
Francia, ancora instabilità politica
La Francia si accinge a entrare in un autunno politicamente instabile. Lunedì 25 agosto il primo ministro François Bayrou ha annunciato che chiederà il voto di fiducia all'Assemblea Nazionale l'8 settembre. Il capo del governo ha preso la decisione a causa dello stallo delle discussioni in merito alle sue proposte per il bilancio 2026 e delle minacce di proteste che potrebbero bloccare il Paese a partire dal 10 settembre. Ieri, in una conferenza stampa convocata all'ultimo minuto, il Primo Ministro ha annunciato che l'8 settembre rilascerà una nuova dichiarazione politica, dopo la quale chiederà la fiducia dei deputati.
Le finanze pubbliche al centro del problema
Al centro della crisi c'è la legge di bilancio 2026. Presentato il 15 luglio, il piano di Bayrou mira a ridurre il deficit pubblico dal 5,4% previsto nel 2025 al 4,6% nel 2026 e al 2,8% entro il 2029. Il piano prevede 43,8 miliardi di euro di tagli per il 2026, l'80% dei quali deriverebbe da riduzioni alla spesa: tagli alle assunzioni nel settore pubblico, congelamento delle pensioni e dell'indicizzazione delle aliquote fiscali e persino l’abolizione di due giorni festivi.
L'obiettivo sarebbe portare il debito pubblico al 117,6% del PIL nel 2026 e al 117,2% nel 2029, rispetto al 118,3% e al 125,3% in assenza di modifiche. Il condizionale è d’obbligo perché il piano ha incontrato un'opposizione unanime. Tutti i principali partiti lo hanno respinto, citando il suo impatto sociale e la mancanza di consenso politico. La decisione di Bayrou di vincolare il piano a un voto di fiducia è un ultimo disperato tentativo di forzare la resa dei conti su quella che definisce "l'urgenza e la gravità" del bilancio francese.
L'ostacolo è quasi impossibile da superare
La coalizione centrista di Bayrou controlla solo 210 dei 577 seggi dell'Assemblea. L'estrema destra del RN, l'estrema sinistra del LFI, i Verdi e i Comunisti – complessivamente 264 parlamentari – hanno già dichiarato che voteranno contro di lui. Dunque, sono i socialisti l’ago della bilancia, ma i primi segnali suggeriscono che non siano disposti a sostenere il governo senza importanti revisioni della legge, che sembrano improbabili.
A differenza di quanto avviene per evitare una mozione di sfiducia, per ottenere la fiducia è necessaria la maggioranza assoluta. Anche se molto può cambiare da qui all'8 settembre, al momento lo scenario di gran lunga più probabile è che il primo ministro non ottenga la fiducia e il governo francese cada.
Se Bayrou perdesse il voto, il presidente Macron si troverebbe di fronte a una scelta difficile: nominare un nuovo primo ministro in grado di formare un governo in un'Assemblea frammentata, oppure sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni, cosa che aveva precedentemente escluso. Entrambe le strade creerebbero nuova incertezza in un panorama politico già fragile.
La probabile caduta del governo peserà non poco sull'economia francese. Con una crescita del PIL prevista ad appena lo 0,8% quest'anno, l'economia era già debole e la crisi politica aggiunge un nuovo livello di incertezza. Redigere e approvare la legge di bilancio 2026 diventerà ancora più difficile, ritardando il consolidamento fiscale e potenzialmente peggiorando la traiettoria del debito pubblico francese. Più a lungo si rimandano le riforme, maggiore sarà l'eventuale aggiustamento necessario.
In breve, l'instabilità politica della Francia sta diventando un peso per l'economia. Investitori e istituzioni seguiranno con attenzione la situazione, non solo per quanto accadrà l'8 settembre, ma anche per quello che succederà dopo.
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