Tra Londra-Bruxelles c’è l’intesa. Ma non basterà a spingere l’economia UK. Ecco perché

L'accordo del 19 maggio tra UE e Regno Unito è un primo passo positivo, ma non darà una spinta significativa all'economia, né contribuirà a evitare aumenti delle tasse. Un ulteriore allineamento normativo potrebbe farlo e contribuirebbe a rafforzare la sterlina. Ma Londra e Bruxelles hanno tracciato delle linee rosse che rendono arduo questo compito 

Un primo passo utile, ma un punto di svolta? Probabilmente no.

Dopo settimane di attesa, il Regno Unito e l'UE hanno concordato un parziale ripristino delle relazioni economiche, nove anni dopo la storica decisione della Gran Bretagna di lasciare l'Unione.

Il governo laburista britannico ha mantenuto la promessa di un accordo sugli standard veterinari. In virtù di esso, il Regno Unito si riallineerà formalmente agli standard agricoli e alimentari dell’UE, rendendo superflua la necessità di controlli di frontiera e pratiche burocratiche complesse. In cambio, i pescherecci europei avranno accesso alle acque britanniche per altri 12 anni. Inoltre, l'accordo getta le basi per un’intesa sulla migrazione dei giovani tra le due sponde della Manica, che costituisce una delle principali richieste di Bruxelles. Entrambe le parti hanno anche concordato una più stretta cooperazione in materia di difesa.

Cosa significa questo accordo? Il Regno Unito è tornato nell'UE? No - tutt'altro. È un punto di svolta per l'economia britannica? Anche in questo caso la risposta è no. È un passo utile nella direzione giusta? Sì. Potrebbe gettare le basi per legami economici ancora più stretti? Forse.

Contesto: Il governo del Regno Unito ha bisogno di crescita

Il contesto di tutto ciò è che il Regno Unito ha un disperato bisogno di rilanciare le proprie finanze pubbliche. E affinché ciò accada, il governo necessita che l'Ufficio indipendente per la responsabilità di bilancio (OBR) migliori le sue previsioni di crescita. È questa la chiave per sbloccare ulteriori fondi per altre priorità governative, evitando al contempo dolorosi tagli alla spesa e aumenti delle tasse.

Il beneficio economico di qualsiasi accordo tra Regno Unito e UE dipenderà tanto dallo stimolo fiscale che sbloccherà – o dalla stretta fiscale che eviterà – quanto dall'accordo stesso.

Convincere l'OBR a rivedere al rialzo la sua valutazione della crescita non è un compito facile. Ma la Brexit è un raro esempio di una politica che ha portato a cambiamenti significativi rispetto alle previsioni. L'OBR ritiene che le barriere commerciali emerse dopo l'uscita dall'UE ridurranno permanentemente la produttività del Regno Unito del 4%. Il Tesoro spera che legami più stretti con l'UE possano recuperare parte di questa perdita.

È improbabile che ciò che è stato concordato finora – principalmente l'intesa sugli standard alimentari – possa raggiungere questo obiettivo. Nel 2023, i prodotti alimentari e gli animali vivi rappresentavano appena il 6% delle esportazioni di beni del Regno Unito verso l'UE (o il 3% se si includono i servizi). I prodotti alimentari possono effettivamente essere influenzati in modo sproporzionato dalla burocrazia alla frontiera e i cambiamenti faranno una grande differenza per il settore. Tuttavia, i numeri non sono sufficienti a incidere sulla crescita economica complessiva.

Anche l'accesso delle aziende britanniche del settore della difesa ai finanziamenti UE – dettagli permettendo – contribuirà marginalmente. Tuttavia, in generale, dubitiamo che questo accordo, da solo, convincerà l'OBR a cambiare le sue prospettive in modo significativo.

Le esportazioni agricole del Regno Unito verso l'UE non sono enormi

 - Source: ONS Pink Book
Source: ONS Pink Book

Un allineamento più stretto potrebbe sbloccare un margine di manovra di 10 miliardi di sterline.

Quasi certamente la situazione cambierebbe se il Regno Unito riuscisse a negoziare un più ampio riassetto dei rapporti economici. Il più ovvio tra i prossimi passi sarebbe l'adesione del Regno Unito al regolamento UE sui prodotti non agricoli.

Ipotesi nemmeno troppo remota, dato che il Regno Unito non ha fatto ampio uso della propria autonomia per modificare tali norme. Il marchio "CE" – che indica la conformità di un prodotto alle normative UE – è ancora generalmente accettato nel Regno Unito.

Se un eventuale accordo passasse, l'OBR potrebbe essere convinto a rivedere al rialzo le previsioni di produttività, ad esempio dell'1%, ovvero circa un quarto della perdita stimata inizialmente.

Tuttavia, non tutti questi benefici si manifesterebbero immediatamente. Inoltre, soprattutto, è ciò che accadrà entro la fine di questo decennio quello che sarà per le regole fiscali. Realisticamente, questo scenario potrebbe portare l'OBR a rivedere le sue previsioni di crescita dello 0,1% all'anno. Questo, a nostro avviso, raddoppierebbe l'attuale margine di manovra del Tesoro, attualmente pari a 9,9 miliardi di sterline (ovvero la disponibilità finanziaria una volta soddisfatte le regole fiscali). Secondo le stime del Tesoro britannico, 10 miliardi di sterline in più equivalgono approssimativamente alle entrate generate da un aumento di 1 punto percentuale del contributo previdenziale nazionale, ovvero a un aumento di poco più di 1 punto percentuale dell'aliquota base dell'imposta sul reddito.

Il Regno Unito potrebbe allinearsi ulteriormente sui servizi o rientrare in un'unione doganale?

Questi numeri potrebbero essere più alti se il governo si allineasse anche sui servizi, magari concordando un’ampia intesa di "riconoscimento reciproco" delle qualifiche professionali. Ricordiamo che il mercato unico europeo dei servizi non è minimamente sviluppato quanto quello delle merci. Ma la Brexit ha comunque complicato notevolmente la vita delle aziende del settore. Ricordiamo anche che il Regno Unito ha un'economia prevalentemente basata sui servizi.

Poi c'è l’ipotesi di un'unione doganale, che eliminerebbe tutti i dazi tra le due sponde della Manica. Sebbene questa condizione sia generalmente già vigente, è subordinata alla dimostrazione da parte degli esportatori dell'origine di un prodotto e dei suoi vari componenti, un compito spesso costoso e complesso. Un'unione doganale eliminerebbe questo problema, ma ridurrebbe anche notevolmente la capacità del Regno Unito di negoziare accordi commerciali con Paesi terzi.

Ma ulteriori colloqui sembrano complicati

Lo scenario è positivo se visto sulla carta, ma vale la pena ricordare che il governo del Regno Unito ha formalmente escluso un più ampio accesso al mercato unico o il rientro in un'unione doganale. Certo, persino questi punti fermi potrebbero venire meno, ma le ultime settimane hanno dimostrato quanto questo sarà politicamente impegnativo.

L'UE è visibilmente reticente a offrire al Regno Unito qualcosa che assomigli alle sue relazioni con la Svizzera, che si allinea sugli standard dei beni ma contribuisce anche al bilancio dell'UE e consente la libera circolazione.

Da parte del Regno Unito, i negoziati per un accordo sulla mobilità giovanile hanno dimostrato quanto Londra sia riluttante a cedere qualsiasi sovranità sull'immigrazione. Ciò è motivato in gran parte dall'ottima performance alle elezioni locali di questo mese del Reform Party, l’euroscettica formazione di Nigel Farage. La politica britannica sull’immigrazione limita fortemente la portata della possibilità che l'UE si spinga nel garantire un più ampio accesso al mercato per beni e servizi britannici.

C'è anche un'asimmetria nel senso di urgenza. Il Regno Unito ha bisogno di risultati rapidi se vuole che l'OBR apporti modifiche significative alle previsioni di bilancio in autunno (fine ottobre/inizio novembre). L'UE, invece, non ha nessuna fretta.

Gli aumenti delle tasse sembrano ancora probabili.

Quindi sì, un accordo più ampio sulla regolamentazione dei beni, preso singolarmente, aiuterebbe il governo a evitare un altro doloroso aumento delle tasse più avanti nel corso dell'anno. Ma la fattibilità pratica di un simile accordo è molto meno certa. In quel caso, il Regno Unito dovrebbe contribuire al bilancio UE? Presumibilmente sì. E ciò compenserebbe parzialmente eventuali guadagni fiscali.

Inoltre, anche se l'OBR può essere convinto a integrare positivamente il nuovo rapporto con l'UE nelle sue previsioni, altre forze agiscono nella direzione opposta. Le previsioni di produttività dell'OBR appaiono generalmente troppo ottimistiche e sono pronte per essere riviste al ribasso. Anche i tassi di mercato sono stati generalmente più elevati da quando sono state elaborate le proiezioni di marzo.

Per questo motivo, riteniamo ancora che il governo farà fatica a evitare ulteriori aumenti delle tasse in autunno, anche se dovesse negoziare legami più stretti con l'UE quest'estate.

Sterlina: la lunga marcia verso i livelli pre-Brexit

Ci sono voluti quasi nove anni, ma su base ponderata per gli scambi, la sterlina è ora a malapena a 2% dai livelli a cui si attestava prima del referendum sulla Brexit del giugno 2016, scrive Chris Turner. A guidare questa forza dal 2022 è stato senza dubbio il tasso di riferimento del Regno Unito, che si è mantenuto molto più vicino ai livelli statunitensi rispetto a quelli dell'eurozona. E più recentemente, la perdita di fiducia nel dollaro (che ha un peso del 21% nell'indice della sterlina) ha avuto un peso importante.

Le ragioni per cui la sterlina dovrebbe spingersi oltre non sembrano particolarmente forti al momento. Sembra improbabile che l'accordo odierno possa innescare una significativa rivalutazione positiva dell'economia britannica da parte dell'OBR. Allo stesso tempo, intravediamo il rischio che l'inflazione dei servizi nel Regno Unito si riduca finalmente in modo significativo, consentendo al mercato di scontare una politica più accomodante della Banca d'Inghilterra.

Prevediamo che l'EUR/GBP continuerà a muoversi in un range compreso tra 0,84 e 0,85 quest'estate, con il GBP/USD che si attesterà tra 1,30 e 1,35. Tuttavia, la possibilità di ulteriori accordi tra Regno Unito e UE quest'anno suggerisce che i rischi per le previsioni sulla sterlina siano al rialzo.

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