Trump e Xi trovano l’intesa, ma non smuovono il dollaro

I negoziati commerciali sino-americani hanno portato alla definizione di piani per ripristinare il commercio di merci sensibili, ma non sono riusciti a segnare una svolta e lasciano il dollaro ancora vulnerabile alle preoccupazioni per il bilancio 

USD: oggi l'attenzione è puntata sull'inflazione e sull'asta dei titoli decennali

Finora questa settimana non ha mostrato una direzione chiara per il dollaro. L'incertezza sulla portata dei negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina a Londra ha lasciato spazio a fattori interni che hanno influenzato la performance relativa delle valute del G10. I negoziatori avrebbero concordato un “quadro” per ripristinare il flusso di merci sensibili, tra cui le terre rare, in attesa dell'approvazione di Trump e Xi. Dal punto di vista del sentiment di mercato, sembra che i due leader abbiano compiuto un passo positivo verso un allentamento delle tensioni, ma non una svolta significativa. Il rifiuto della Cina di impegnarsi a ridurre il proprio deficit commerciale lascia ancora ampio margine ai falchi di Washington per opporsi a qualsiasi allentamento strutturale.

I mercati stanno trattando il vertice di Londra con un certo scetticismo. Il dollaro rimane uno dei migliori indicatori del sentiment commerciale. Sebbene abbia tenuto bene all'inizio di questa settimana, non ha sfruttato lo slancio di fine settimana seguito all'annuncio dell'incontro tra Stati Uniti e Cina. Secondo il nostro modello a breve termine, è ancora sottovalutato di circa il 3-4% rispetto alle principali valute del G10. I futures sulle azioni statunitensi indicano un'apertura debole questa mattina, dopo i modesti guadagni di ieri.

Anche i movimenti di bilancio statunitensi hanno pesato sul dollaro. Un'asta debole dei titoli del Tesoro a 3 anni ha invertito alcuni recenti guadagni dei titoli di Stato americani, che oggi devono affrontare una doppia prova con l'asta dei titoli a 10 anni e i dati sull’inflazione, entrambi molto attesi. Prevediamo che l'inflazione di fondo a maggio si attesterà allo 0,2%, al di sotto del consenso dello 0,3%, il che potrebbe alleviare la pressione sui Treasury ma potrebbe pesare sul dollaro, poiché le possibilità di un taglio dei tassi a settembre (che ora si attesta intorno al 50%) si affievoliscono. Nel corso della giornata saranno pubblicati anche i dati sul saldo di bilancio federale di maggio.

La nostra previsione per oggi è ribassista sul dollaro, non solo alla luce delle prospettive sul CPI core, ma per via delle notizie secondo cui il segretario al Tesoro Scott Bessent sarebbe in lizza per succedere a Powell alla guida della Fed. Il dollaro non gradisce affatto qualsiasi minaccia all'indipendenza della Fed. Se a ciò si aggiunge che Bessent sarebbe favorevole a tassi molto più bassi (in linea con la retorica di Trump), la valuta americana si trova ad affrontare rischi di ribasso.

Francesco Pesole

EUR: la BCE rafforza il tono da falco

I movimenti di questa settimana sono quasi interamente determinati dagli eventi legati agli Stati Uniti. L'unico contributo rilevante sull'euro proviene dai discorsi programmati della BCE, che finora hanno rafforzato il tono meno accomodante stabilito dalla presidente Christine Lagarde la scorsa settimana.

Il governatore della banca centrale croata, Boris Vucic, ha confermato ieri il nuovo consenso sulla BCE, affermando che la banca è in una “posizione molto buona” e dovrebbe attendere “un'altra proiezione” - ovvero settembre - prima di compiere la sua prossima mossa. I mercati scontato un taglio di 15 pb per settembre, 17 pb per ottobre e 30 pb per dicembre.

Per quanto riguarda i mercati valutari, l’impatto non è enorme. La coppia EUR/USD ha registrato un'impennata la scorsa settimana a seguito del cambiamento di rotta restrittivo della BCE, ma i differenziali dei tassi a breve termine non stanno influenzando i cambi delle valute del G10 al di là degli eventi delle banche centrali. Come già osservato, la direzione della coppia EUR/USD oggi sarà determinata principalmente dal dollaro. La valuta statunitense dovrebbe avere un supporto intorno a 1,1400 e una possibile spinta al di sopra di 1,1500 potrebbe arrivare entro la fine della settimana.

Francesco Pesole

GBP: la revisione della spesa pubblica non cambia le carte in tavola

Il commento del nostro economista per il Regno Unito James Smith in merito all'annuncio odierno sulla revisione della spesa pubblica del Paese. La scorsa settimana avevamo evidenziato la necessità di Londra di reperire £20 miliardi per avere margine di manovra.

“La revisione della spesa oggi non dovrebbe rappresentare un momento importante per i mercati finanziari. Sappiamo già quanto rapidamente aumenteranno gli investimenti e i bilanci dei dipartimenti nei prossimi anni, e l'annuncio di oggi ci dice semplicemente come verrà suddivisa la somma complessiva. Tuttavia, sottolineerà che, per quanto riguarda la spesa quotidiana, non ci sono fondi sufficienti e che sarà necessario trovare ulteriori risorse nel bilancio autunnale. Inoltre, riteniamo che il margine di manovra fiscale del Tesoro rispetto alle sue regole fiscali si sia completamente esaurito e che sarà necessario aumentare le tasse entro la fine dell'anno per colmare il deficit”.

La sterlina ha perso un po' di slancio dopo i dati deboli sull'occupazione nel Regno Unito pubblicati ieri. Gli eventi di bilancio spesso provocano volatilità sul mercato dei titoli di Stato. Per questo l'EUR/GBP potrebbe registrare un leggero rialzo e toccare quota 0,850 nei prossimi giorni.

Francesco Pesole

CAD: Generalmente poco attraente

Il dollaro canadese è stato uno dei migliori performer del G10 nell'ultimo mese, aiutato da dati sull'inflazione e sulla crescita superiori alle attese che hanno portato la Banca del Canada a mantenere invariati i tassi il 4 giugno.

Sebbene il cambio USD/CAD possa ancora subire periodi di pressione al ribasso a causa della scarsa domanda di dollari statunitensi, la valuta canadese non sembra attraente rispetto alle sue controparti nel G10. I nuovi aumenti dei dazi sui metalli statunitensi colpiscono in modo sproporzionato gli esportatori canadesi e non vi sono indicazioni di imminenti negoziati commerciali ad alto livello con gli Stati Uniti. I rischi per la crescita rimangono fortemente orientati al ribasso in Canada e riteniamo che la Banca del Canada dovrà reagire, possibilmente tagliando i tassi già a luglio.

I mercati prevedono solo 8 pb per luglio e 15 pb per settembre. Alla luce di ciò, vediamo spazio per un cambiamento accomodante nella curva del CAD che, se si aggiungono i rischi di esposizione a un ulteriore potenziale deterioramento del sentiment statunitense, rende il dollaro canadese una delle valute meno appetibili del G10 al momento.

Francesco Pesole

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