USA, i prezzi sono fermi ma precari: i dazi rischiano ancora di far schizzare l’inflazione
L'inflazione USA è più contenuta del previsto a maggio e i dazi non sembrano aver inciso sui prezzi. Tuttavia, è improbabile che questa situazione duri a lungo, dato che l'inflazione dovrebbe comunque raggiungere circa il 4% nel corso dell'anno. Ciò dovrebbe indurre la Fed a mantenere un atteggiamento attendista
Per ora i dazi non fanno crescere i prezzi, e l’inflazione resta contenuta
I dati sull'inflazione negli Stati Uniti per il mese di maggio sono stati molto rassicuranti, con l'indice dei prezzi al consumo complessivo e quello core in aumento entrambi dello 0,1% su base mensile, contro le aspettative del mercato dello 0,2% per l'indice complessivo e dello 0,3% per quello core. Il dato è anche inferiore allo 0,2% su base mensile che avevamo previsto per l'indice core, sulla base di una certa debolezza nel settore dei servizi e della probabilità che l'impatto dei dazi si faccia sentire maggiormente a luglio, circa tre mesi dopo la loro introduzione. Abbiamo previsto queste tempistiche basandoci su quanto osservato nel 2018 quando le lavatrici erano state colpite da un dazio del 20%, dato che le scorte già presenti nel Paese non sono soggette all'imposta.
Andamento del CPI core
La tabella sopra mostra che gli Stati Uniti in questo momento stanno registrando un tasso mensile dello 0,17%. Andamento che porterebbe l'inflazione annuale al target del 2%. È interessante notare che il calo dello 0,4% nei prezzi dell'abbigliamento e dello 0,3% nei prezzi delle auto nuove ha contribuito a contenere l'inflazione. Infatti, entrambi sono settori ad alto rischio di aumento dei prezzi a causa dei dazi doganali e non vi sono ancora indicazioni di misure preventive per compensare il futuro aumento dei prezzi. Le tariffe aeree sono diminuite per il quarto mese consecutivo, mentre i costi degli affitti immobiliari hanno registrato un aumento relativamente modesto: dello 0,3% su base mensile.
Ma i dazi fanno ancora paura
Chiaramente, i mercati apprezzano questa situazione, ma ciò non significa che i timori sui dazi siano esagerati. Ricordiamo il commento del Beige Book della Fed della scorsa settimana: “Alcune delle parti coinvolte prevedono un rapido aumento dei costi e dei prezzi in futuro. Alcuni distretti hanno definito forti, significativi o sostanziali questi aumenti dei costi. Tutti i rapporti dei distretti hanno indicato che l'aumento delle tariffe doganali stava esercitando una pressione al rialzo sui costi e sui prezzi. Le parti coinvolte che intendono trasferire i costi legati alle tariffe doganali prevedono di farlo entro tre mesi”. Dunque, luglio e agosto dovrebbero registrare dati sull'inflazione molto più elevati e prevediamo ancora che l’indicatore complessivo si avvicinerà al 4% su base annua nel terzo trimestre.
Ciononostante, le tariffe rappresentano un aumento dei prezzi una tantum, che scomparirà dalla comparazione annuale a fine estate 2026. Nel frattampo, i dati sui prezzi degli alloggi per i nuovi inquilini della Fed di Cleveland suggeriscono che la componente abitativa dell'inflazione, che conta per circa il 40% del peso dell'inflazione core, potrebbe agire come forza disinflativa nel corso dei prossimi 12 mesi.Inoltre, dobbiamo ricordare che l'economia americana è un'economia principalmente basata sul comparto dei servizi, dove il principale fattore di costo è rappresentato dal costo del lavoro. Un mercato occupazionale in raffreddamento implica che anche questa voce contribuirà a mitigare l'impatto dei dazi. Vediamo ancora ottime probabilità che l'inflazione scenda al 2% a fine 2026. Questo lascia sul tavolo l'opzione di tagli dei tassi da parte della Fed alla fine di quest'anno.
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